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#QuarantenaAlClub: il racconto di Veronica

Ilaria GandolfiIn evidenza7 luglio 2020

Il 15 aprile 2020, dopo oltre un mese di quarantena, ho iniziato a tenere un diario. Uno sfogo, un istinto improvviso un bisogno irrefrenabile.

Questo pomeriggio ho parlato via skype con il mio nipotino Andrea e mi sono intenerita. “Ciao zia” mi dice sempre; nei tempi ordinari, quando tutto si dava per scontato, quasi mai mi ero soffermata sulla sua bellezza, sulla sua vivacità e intelligenza.

Tutto, in poco più di trenta giorni, è irreversibilmente mutato; un mondo è scomparso e nulla di davvero certo si profila all’orizzonte. Il mio sguardo sulle cose, velocemente e senza preavviso, è cambiato. Mi aggiro nel mio appartamento, accanto a mio padre-pratico e realista- e sono smarrita. Ho interrotto i miei contatti social, per cause di forza maggiore, ma ancora non so come impiegherò queste interminabil giornate. Stranamente non ho paura; la mia esistenza è già stata segnata da prove difficili e dolorose, neppure una pandemia di proporzioni tragiche e inaudite può sconvolgermi. Potrebbe sembrare strano, in circostanze tanto drammatiche, ma è davvero così. Certo, è triste leggere di persone che muoiono sole, lontane dai propri affetti. Triste verificare che qualcosa di così grave mai era successo in precedenza. Il futuro di tutti noi è incerto, indecifrabile, mentre questo presente è inedito .

So “rimbalzare” su ogni evento, da sempre, anche il più infausto, senza scompormi; in questo somiglio a mio padre ma… Ora non è semplice neppure per me.

Nei primi giorni di confino ho spaziato dall’informazione all’intrattenimento, dalla musica al varietà; era come se non sapessi dare un senso, una direzione, a questo “tempo ritrovato”. Non posso sapere che cosa accadrà, ogni istante è sospeso come un interrogativo senza soluzione.

Ammetto che il caos del mondo assomiglia al mio disordine mentale. Eppure, ancora una volta, non ho timore e non ho angoscia; vado avanti giorno per giorno, navigo a vista come tutti in fondo.

La pandemia ha cambiato i miei ritmi, li ha rallentati, ha stravolto la mia rassicurante quotidianità. Scriverò qualcosa di davvero interessante e valido, degno di essere letto? La crisi, il dolore, il mutamento possono essere fertili e creativi, su questo non ho dubbi.

Riflessioni sui mesi che stravolgeranno per sempre la realtà come l’abbiamo conosciuta. In tutte le trasmissioni presentatori esperti vallette cantanti e deejay si affannano a darci la propria interpretazione del fenomeno-corona virus; io, ancora una volta, non so che dire e che pensare. Chi può conoscere la verità su qualcosa di totalmente imprevisto ed inaspettato?

Premesso ciò, ho maturato la convinzione che la potenza e la magia della parola possano davvero aiutarci in questi giorni difficili. E così’, ancora una volta, scrivo. Inoltre leggo, leggo tantissimo, specialmente gli inserti culturali dei vari giornali che mio padre acquista ogni mattina. Proprio così: la parola, letta e scritta, ci restituirà domani memoria istanti frammenti di questo destino che non avremmo mai pensato di dover vivere ed affrontare.

Siamo tutti in guerra: è una resistenza continua, una lotta contro un mostro spietato ed invisibile; io – mi chiamano non a caso “guerriera”- lotto con tutte le mie forze ed energie, soprattutto psichiche. Siamo accomunati da un funesto fato che non riusciamo quasi ad identificare; un fato che, però, ci predispone a cogliere meglio l’essenza delle cose, l’autenticità, ciò che è realmente necessario ed imprescindibile nelle nostre esistenze. Tutto, ora, svela il proprio significato più vero e profondo. Tutti noi, intanto, attendiamo una rinascita che con fiducia e speranza crediamo possibile.

La tragedia che ci ha coinvolti ci spinge ad essere introspettivi, ci porta ad indagare a riscoprire noi stessi i nostri valori e i nostri limiti. Ci mostra, anche, la crudeltà dell’esistenza e testimonia quanto gli esseri umani siano da una parte deboli e fragili, dall’altra pieni di coraggio e generosità. E’ un tempo emblematico, carico di verità.

Paradossalmente, la pandemia ha placato la mia inquietudine. Chiusa in casa, in uno spazio ristretto, imparo a rallentare; ho passato la vita a correre, inseguendo sogni e speranze, e adesso devo fermarmi.

Però, mi dico: “che cosa può, la razionalità, di fronte a ciò che ci sta accadendo? Ci penso, senza trovare le risposte. Tante considerazioni mi sembrano francamente banali, come quelle di chi dice: “dopo saremo migliori! Tutto è confuso, arduo da interpretare e da raccontare ma io, da sempre affezionata alla scrittura, ci provo. Provo a non arrendermi, a cercare spiegazioni e a ravvisare nonostante tutto tratti positivi e incoraggianti in questo immenso dramma.

Veronica

: covid-19, quarantena

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